Immagina di cercare di intrufolarti in cima alle classifiche dei motori di ricerca senza effettivamente guadagnarlo. Questo è ciò di cui si occupa la SEO black hat: usare tattiche subdole per manipolare la tua strada verso l’alto. Ma ecco il punto: i motori di ricerca ci stanno e non esiteranno a bannarti se ti beccano usando queste tecniche losche. La SEO black hat include cose come nascondere i contenuti agli utenti mentre li si mostra ai motori di ricerca (chiamato cloaking), creare pagine duplicate o persino sabotare i siti dei concorrenti (noto come SEO negativo). Il termine “cappello nero” deriva in realtà dai vecchi western, dove i cattivi indossavano cappelli neri e i buoni indossavano cappelli bianchi. Nel mondo digitale, il black hat SEO è l’equivalente di indossare un black hat: è l’opposto di pratiche di marketing etiche e oneste.
I video su LinkedIn stanno acquisendo maggiore importanza
I contenuti video catturano l’attenzione: lo vediamo praticamente su tutte le piattaforme. I filmati dominano su Instagram, Facebook è pieno di video e anche YouTube, che è costruito sui video, ha i suoi corti. Infine, li incontriamo nell’e-commerce quando presentiamo i prodotti. Il business network LinkedIn ha riferito che le visualizzazioni dei video sono aumentate […]