
L’analisi biennale è stata condotta dall’agenzia OneLittleWeb, che ha attinto ai dati globali di SEMrush che vanno da aprile 2023 a marzo 2025. L’analisi si è concentrata sui 10 principali chatbot AI e sui 10 principali motori di ricerca per volume di traffico web, monitorando le tendenze annuali e mensili.
L’intelligenza artificiale sta crescendo rapidamente, ma Google contro l’intelligenza artificiale mostra che Google domina ancora
Chatbot come ChatGPT, Perplexity e DeepSeek hanno registrato complessivamente 55,2 miliardi di visite tra aprile 2024 e marzo 2025, con una crescita dell’80,9% rispetto all’anno precedente. La sola ChatGPT ha avuto una media di 185 milioni di utenti giornalieri nel marzo 2025. Tuttavia, nonostante questa crescita, le proporzioni rimangono incomparabili: i motori di ricerca tradizionali hanno avuto 1,86 trilioni di visite nello stesso periodo, ovvero 34 volte di più dei chatbot AI. Google detiene una quota di mercato dell’87,6%, mentre ChatGPT domina tra i chatbot con una quota dell’86,3%. I
chatbot si stanno espandendo rapidamente, ma non stanno mettendo Google fuori gioco, non ancora. Gli
utenti utilizzano l’intelligenza artificiale principalmente per ottenere risposte rapide, mentre i motori di ricerca stanno iniziando a integrarla direttamente nelle loro funzionalità. Google sta investendo massicciamente nella Search Generative Experience (SGE), Microsoft nei Copilot e nella loro integrazione con la ricerca Bing. Proprio queste integrazioni sono il motivo per cui Google, dopo un lieve calo a metà del 2024, è tornato a crescere e a marzo 2025 ha registrato le cifre più alte dell’ultimo anno: 163,7 miliardi di visite mensili. Anche i piccoli operatori stanno sfruttando l’intelligenza artificiale per crescere:
- Brave +64% YoY
- Naver +34%
- Bing +27%
Al contrario, Yahoo ha subito un calo del 22,5%, segnalando chiaramente che le piattaforme senza integrazione dell’IA stanno perdendo rilevanza.

Source: OneLittleWeb
Nella gara tra Google e l’IA, decide la funzionalità, non solo il nome
Mentre ChatGPT domina il mercato per volume, la vera storia si sta svolgendo tra piattaforme in rapida crescita come:
- DeepSeek: 113.000% di crescita (1,7 miliardi di visite)
- Grok: +350.000% (ha superato Copilot e Gemini in traffico giornaliero)
- Perplexity e Claude: forte crescita grazie a partnership e strumenti professionali
- Microsoft Copilot: oltre il 1.000% di crescita grazie all’integrazione in Windows, M365 e agli strumenti aziendali.
La differenza non sta nella tecnologia, ma nelle fonti da cui attinge. Come abbiamo già sottolineato, gli e-shop spesso sottovalutano un aspetto fondamentale: L ‘intelligenza artificiale ha valore solo se ha qualcosa da cui attingere. Senza contenuti di qualità, dati strutturati e siti web autorevoli, nessun chatbot ha qualcosa da citare. E senza questo, un marchio non ha modo di entrare nel processo decisionale dell’utente, sia in un ambiente di IA che in un motore di ricerca tradizionale.
Cosa significa questo per l’e-commerce?
Dal punto di vista dei marchi e degli e-shop, non si tratta di un dilemma Google vs AI, ma di una battaglia per la visibilità in entrambi gli ambienti contemporaneamente. Se oggi un marchio non è presente in fonti autorevoli, non esiste non solo in Google, ma anche nelle risposte di ChatGPT o Perplexity. L’AI non si limita più a rispondere alle domande. Guida i clienti all’acquisto. Sempre più strumenti di IA rispondono a domande che hanno un impatto commerciale diretto:
- “I migliori smartphone sotto le 500 sterline”
- “Quale regalo per il capo?”
- “Quali marchi producono scarpe da ginnastica sostenibili?”.
Sembrano domande SEO standard? Sì. La differenza, però, è che oggi gli utenti non hanno più bisogno di cliccare su Google e cercare le risposte tra dieci risultati.Perplexity, ad esempio, sta già testando collegamenti diretti agli e-shop, compresa la possibilità di acquistare direttamente dall’interfaccia dell’AI. Ciò significa che un marchio che non entra nell’output dell’IA non è in gioco. Lostudio conclude che la SEO non sta morendo. Al contrario, una buona SEO è un prerequisito per la visibilità anche negli ambienti di IA. I chatbot attingono agli indici di Google o Bing, valutano l’autorità del dominio, la struttura dei contenuti e la qualità tecnica. Tutte le discipline SEO fondamentali rimangono quindi cruciali, è solo il loro contesto di applicazione che sta cambiando.
IA e ricerca su Google
La rapida ascesa dei chatbot AI, che iniziano a rispondere a domande importanti dal punto di vista commerciale e in alcuni casi offrono direttamente il processo di acquisto all’interno dell’interfaccia (ad esempio, Perplexity), pone nuove esigenze ai marchi. Non basta essere ottimizzati per Google. Non basta avere contenuti generalmente validi. I marchi di e-commerce e i team di marketing dovranno riconsiderare il modo in cui approcciano la visibilità attraverso i canali. In pratica, questo significa tre passi fondamentali:
- Non smettere di investire nella strategia dei contenuti I contenuti rimangono l’asset fondamentale che determina l’ingresso di un marchio nelle risposte degli strumenti di AI e nei risultati di ricerca tradizionali. La qualità, l’autorevolezza e l’elaborazione tecnica sono decisive. Più il contenuto è completo, strutturato e pertinente, maggiore è la possibilità che i chatbot lo includano nelle loro risposte.
- Espandere l’analisi per includere le fonti da cui attingono i risultati dell’IA Se gli strumenti di IA utilizzano citazioni o link a siti web specifici, i marchi devono sapere dove appaiono (e non appaiono). Perplexity e alcune altre piattaforme consentono di vedere da quali siti web attingono le risposte. Questi dati possono essere un input fondamentale per la strategia dei contenuti, aiutando a identificare nuove opportunità e punti deboli.
- Adattare i contenuti non solo per Googlebot, ma anche per i “crawler dell’AI” Così come in passato si ottimizzava per Googlebot, oggi è necessario considerare come i modelli dell’AI percepiscono e valutano i contenuti. Ciò significa lavorare con i dati strutturati (schema.org), contrassegnare chiaramente le entità, creare link affidabili e garantire che i contenuti siano facilmente leggibili e comprensibili per la macchina. L’intelligenza artificiale non legge tra le righe, ma valuta la struttura specifica dei dati.
Il futuro non appartiene a uno strumento. Appartiene a quei marchi che riescono a ottimizzare per entrambi i flussi: per i motori di ricerca tradizionali e per le piattaforme di intelligenza artificiale. Ciò richiede un nuovo modo di pensare, KPI ampliati, ma anche il coraggio di riconsiderare dove i clienti ottengono oggi le informazioni prima dell’acquisto. La visibilità oggi non è costruita solo per i motori di ricerca ma anche per l’AI. La SEO sta quindi diventando il linguaggio universale della rilevanza digitale.